Autore: Marco Sestilli
Data di pubblicazione: 24 maggio 2019
Economia e felicità
I soldi fanno la felicità. E se non fosse così? E se, addirittura, fosse l’esatto contrario e all’aumentare del Pil pro capite, quindi del benessere personale, il livello di felicità diminuisse?
È proprio così. C’è un noto paradosso dell’economia che lo dimostra e dai tempi dell’università lo porto nel mio bagaglio di conoscenze. Ricordo ancora il professor Becchetti che durante una lezione di microeconomia, entrando in aula, annunciò: «Oggi parliamo di felicità». Rimasi un po’ interdetto, non cogliendo il collegamento con l’economia di un sentimento che credevo dipendesse da fattori puramente soggettivi, quindi difficilmente misurabili. L’ormai 93enne professor Richard Easterlin fece, a suo tempo, parlare i dati per svelare questo discusso paradosso: il 34% dei “very happy” è anche povero e solo il 47% ha una condizione reddituale ottimale.
Ora abbiamo la possibilità di analizzare il livello di felicità nei diversi stati del mondo grazie al World Happiness Report.
Cosa sappiamo?
Che gli italiani non sono felici. Per esempio lo sono meno di cileni e sauditi, sono 36esimi in questa spietata classifica.
PERCHÉ?
Quali sono i motivi di una posizione così bassa in questa graduatoria? Da una parte l’enorme debito pubblico, in aggiunta alla pessima percezione di come venga gestita la cosa pubblica, quindi l’aspetto politico. A controbilanciare gli aspetti pubblici sono quelli privati: gli italiani sono un grande popolo di produttori, lavoratori e risparmiatori ed hanno accumulato una ricchezza ingente di circa 10.300 miliardi.
Come mai allora pubblico e ricchezza privata non si compensano e le persone non sono felici quanto dovrebbero?
Perché i soldi vengono gestiti male.
La ricchezza diminuisce di circa l’1% l’anno perché non ne facciamo un uso corretto. Troppi soldi rimangono liquidi sul conto corrente, aumentano i conti deposito ogni anno, si investe in strumenti infruttiferi o che addirittura danno rendimenti negativi, senza considerare inflazione, imposte di c/c e commissioni bancarie.
LA SOLUZIONE AL PARADOSSO
Come si può essere ricchi e felici allora? Gestendo bene il proprio denaro. Affidandosi a una guida, un professionista che orienti le scelte economiche in un contesto sempre più complesso e articolato che spaventa tanti risparmiatori. I risparmi vanno gestiti per permettere alle persone di vivere più serenamente e per aiutarli a realizzare i loro obiettivi di vita, i loro sogni. Se c’è bisogno di preparare la pensione, servirà aprire un fondo pensionistico con la corretta linea d’investimento; se c’è bisogno di protezione, si ricorrerà al sistema assicurativo; se c’è bisogno di risparmiare, si opterà per un piano d’accumulo, e così via.
Solo così sarà possibile aggirare il paradosso con cui il mio professore mi fece cambiare il punto di vista sull’economia e sulla felicità. Con il mio lavoro ho scoperto, poi, che si può essere felici con una sana gestione del patrimonio.
E voi come vi sentite?
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