
Autore: Marco Sestilli
Data di pubblicazione: 22 luglio 2019
Italiani emotivi e poco pazienti, così gli investimenti non pagano
Secondo la ricerca Schroders Global Investor Study 2019, in Italia la durata media di un investimento è 2,2 anni contro i 2,6 degli altri Paesi e, soprattutto, i 5 anni consigliati dai consulenti
La pazienza è anche una forma di azione.
(Auguste Rodin)
Peccato che gli italiani movimentino troppo il loro portafoglio perché non sanno aspettare. E si lasciano spesso trasportare dall’emotività nei momenti di volatilità dei mercati. Buttando all’aria un progetto, o comunque raccogliendo meno del previsto da un investimento studiato sul lungo periodo. Cinque anni è la durata consigliata dai consulenti professionisti, eppure la media reale in Italia è meno della metà: 2,2 anni. Lo ha rivelato la ricerca Schroders Global Investor Study 2019, che ha sottolineato anche una differenza con gli altri Paesi, dove la durata media si assesta intorno ai 2,6 anni.
A colpire maggiormente è l’età degli investitori meno pazienti. Sono i Millennial, ovvero coloro che più di tutti potrebbero programmare il futuro a lunga scadenza e con un alto profilo di rischio. Invece non vanno oltre 1,9 anni di attesa. Un approccio di breve termine che potrebbe derivare dal fatto che gli italiani si aspettano un rendimento superiore all’8% all’anno nel prossimo quinquennio. Aspettative comunque più contenute rispetto a quelle della media globale, pari al 10,7%, ed europea, 9,0%. La metà degli italiani dichiara di non aver ottenuto il risultato desiderato dai propri investimenti, ammettendo solo nell’irrisoria percentuale del 7% degli intervistati di non aver mantenuto tali investimenti abbastanza a lungo.
Un problema culturale, probabilmente. Una “fuga” a volta dettata dal saliscendi del mercato azionario che può spaventare gli investitori, soprattutto se non seguiti da un consulente-guida. Lo Schroders Global Investor Study 2019 ha analizzato, infatti, il comportamento delle persone in una fase di volatilità. Nel picco avuto, per esempio, negli ultimi 3 mesi del 2018, oltre il 64% degli italiani ha apportato cambiamenti al profilo di rischio dei propri investimenti in risposta diretta all’instabilità. Una parte scegliendo il rischio inferiore, un’altra la liquidità. Anche se non sono mancati investitori più aggressivi che hanno reagito in controtendenza, varando opzioni con un livello di rischio elevato. Tali cambiamenti, in ogni caso, possono essere controproducenti per i portafogli e rischiano di produrre rendimenti deludenti alla fine del percorso. Ammesso che si abbia la pazienza di arrivarci.
Il lungo periodo è la scelta vincente. Le oscillazioni dei mercati non devono stravolgere i piani iniziali, studiati dal consulente assieme al cliente e con l’aiuto della tecnologia, per far sì che il prodotto finale permetta all’investitore di raggiungere i propri obiettivi e desideri di vita.
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